La professione del doganalista: cenni storici e curiosità

«Alt! Chi siete? Cosa portate? Sì, ma quanti siete? Un fiorino!» recita l’indimenticabile gabelliere nel film “Non ci resta che piangere”: Mario e Saverio (Massimo Troisi e Roberto Benigni), catapultati nel 1492, provano a superare una dogana nel disperato tentativo di raggiungere Palos e fermare Cristoforo Colombo. 

Ma quando nasce esattamente il concetto di dogana e controllo delle merci? Quali sono le sue evoluzioni? Quando viene introdotta la professione moderna del doganalista?

Un po’ di storia

L’idea di introdurre dazi e controlli sulle merci che entrano ed escono dai territori è presente già nelle antiche civiltà commerciali e risale ad oltre 4.000 anni fa: nell’Antica Grecia, ad esempio, le merci che transitavano ad Atene venivano sottoposte a una tassa denominata Pentekosté

Tuttavia, l’evoluzione dell’organizzazione doganale risale al Medioevo quando i vari Regni, Ducati e Principati istituiscono imposte raggruppabili in due categorie: imposte sugli scambi ed imposte di transito, “le prime ebbero vera e propria natura di dazi doganali e/o imposte sui consumi; le seconde, designate comunemente con il nome di telonei, riscosse alle porte e agli approdi, ebbero il carattere di imposta sul transito delle merci” (tratto da “Storia delle dogane – Profili storici della politica doganale italiana” di Antonio Nicali).

Con il passare del tempo e con l’affermarsi dei commerci internazionali, si svilupparono regole sempre più precise per gestire i commerci tra i vari paesi e così la figura del doganiere – inteso come impiegato di dogana – inizia gradualmente ad affermarsi come professione. 

Con la proclamazione del Regno d’Italia nel 1861 ha inizio la storia doganale dello Stato Italiano: viene promulgato, infatti, un Regolamento Doganale che sostituisce quelli in vigore negli Stati preunitari. È in questi anni che l’esigenza di una figura in grado di interpretare leggi e regolamenti e supportare privati nei rapporti con gli enti preposti ai controlli e l’applicazione delle imposte indirette trova soluzione nella nascita della figura professionale dello spedizioniere doganale, di cui si trova traccia per la prima volta nel Regio Decreto del 14 gennaio 1864 che lo identifica come colui che può rappresentare terzi in Dogana. 

A partire dal Secondo dopoguerra, invece, si inizia a sviluppare l’idea di un grande mercato europeo: nel 1951 nasce la CECA (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio), un’organizzazione che rappresenta il primo esempio di circolazione dei materiali senza alcuna imposizione di tasse, eccetto l’IVA nazionale. Un esperimento che ha anticipato la nascita, pochi anni dopo, della CEE (Comunità Economica Europea). A partire dal 1° luglio 1968, infatti, entra in vigore la Tariffa Doganale Comune (TDC): da quel momento, le merci provenienti dai paesi terzi vengono sdoganate una singola volta in uno qualsiasi degli Stati membri ed entrano così nel territorio comunitario. 

Negli anni la figura dello spedizioniere doganale si evolve individuando il doganalista come il professionista specializzato nel supportare e assistere le Aziende nelle operazioni doganali, in particolare nell’importazione ed esportazione di merci, assicurandosi che i prodotti rispettino le normative doganali e che i documenti richiesti siano compilati correttamente. Una figura consulenziale, quindi, che si sovrappone e spesso coincide con quella dell’odierno spedizioniere doganale, il professionista che agisce su procura nel presentare le merci in Dogana. 

L’art. 40 del TULD ( e le successive modifiche ovvero l’art. 28 L. 146/1998 che ha parzialmente riscritto l’art. 40 TULD)  ha definito il ruolo dello spedizioniere doganale mentre la legge 213/2000 ha fatto emergere a livello istituzionale questa professione. 

Curiosità

Luogo di incontro tra persone, culture, popoli, civiltà e monete diverse, le dogane, nel corso della storia, hanno sempre svolto un ruolo centrale nella vita economica e sociale di uno stato, a tal punto che il  mondo doganale è entrato a far parte anche del nostro linguaggio quotidiano attraverso parole di uso comune e modi di dire. 

Eccone alcuni: 

  • Sdoganare → Si usa per rendere socialmente accettabile un comportamento precedentemente condannato, censurato
  • Pagar dazio → Si usa per indicare l’obbligo di dare o fare qualcosa
  • Zona franca → Si usa per indicare, in senso figurato, un luogo senza controlli
  • Gabellare → Si usa quando si vuole accettare qualcosa per vero, far passare qualcosa. Un’espressione che rimanda agli spazi interpretativi che i gabellieri avevano a disposizione per applicare le leggi
  • Fare lo scemo per non pagare il dazio → Vecchia espressione milanese che si usa, in modo scherzoso, per dire “fare il finto tonto nel proprio interesse